La fibromialgia è una sindrome caratterizzata da dolore muscolare diffuso, affaticamento e una serie di sintomi debilitanti che possono compromettere la qualità della vita. Oltre ai trattamenti medici tradizionali, uno stile di vita sano, che integri una corretta alimentazione e un’attività fisica adeguata, può svolgere un ruolo fondamentale nel miglioramento dei sintomi.
In questo articolo, esploreremo come l’alimentazione e l’esercizio fisico possano contribuire a gestire i sintomi della fibromialgia.
Quali sono i sintomi della fibromialgia?
La fibromialgia è una condizione caratterizzata da dolore diffuso in tutto il corpo, che colpisce muscoli e ossa, e da una cronica sensibilizzazione al dolore.
Anche un semplice tocco può causare sofferenza, il sonno è disturbato e la fase REM quasi assente, portando a una scarsa qualità del riposo. I pazienti sono spesso soggetti a:
- perdita di memoria;
- astenia;
- facile affaticamento;
- disturbi gastrointestinali;
- disfunzioni metaboliche che coinvolgono insulina e cortisolo (ipertono simpatico), con conseguente iperglicemia e aumento di peso.
Si riscontrano anche carenze di vitamina D e una ridotta secrezione di serotonina intestinale, che contribuiscono a disturbi dell’umore e sintomi simili alla depressione. Il paziente è intrappolato in un dolore costante che non lascia tregua, manifestando un disagio psico-emotivo non elaborato. Una volta che questo problema si radica nel corpo, gestirlo o guarirlo diventa estremamente complesso.
A livello psicosomatico
A livello psicosomatico, la fibromialgia riflette una profonda violenza auto-inflitta, spesso causata da una volontà negata e una rabbia che si trasforma in autodistruzione.
Chi ne soffre vive una forte autosvalutazione, alimentata dalla sensazione di non essere amati o compresi, nonostante gli enormi sforzi compiuti. Si tende a ritenersi gli unici responsabili delle difficoltà nei rapporti con gli altri e si fatica ad accettare la propria sensibilità, vista come una debolezza da punire o di cui vergognarsi.
Come trattare la fibromialgia
Ad oggi, la sindrome fibromialgica viene trattata dalla medicina allopatica con diverse categorie di farmaci, tra cui cortisonici, antidolorifici, antipiretici, antidepressivi e antiepilettici.
Spesso i pazienti si trovano a dover assumere un vero e proprio “cocktail” di pillole, che tuttavia non riesce sempre a coprire tutti i sintomi, e in alcuni casi non allevia neppure il dolore cronico. Per alcuni pazienti, però, questi trattamenti riescono ad attenuare temporaneamente i sintomi, anche se non portano mai a una remissione completa della sindrome.
Quale sport va bene per la fibromialgia?
L’attività fisica, soprattutto quella mista (aerobica e anaerobica), si è dimostrata estremamente utile nel potenziare i trattamenti farmacologici e psicologici.
Per questo, è fondamentale che il paziente fibromialgico si impegni a muoversi, anche se nelle fasi iniziali può risultare difficile. Con il tempo, però, l’esercizio fisico porta a un miglioramento del benessere generale e può contribuire a ridurre il carico farmacologico.
Fibromialgia: l’importanza dell’alimentazione
Anche l’alimentazione si è rivelata un pilastro fondamentale per ridurre l’infiammazione generale e migliorare la composizione corporea, soprattutto nei casi di aumento di peso dovuto agli squilibri della sindrome e agli effetti collaterali dei farmaci.
Una dieta a basso contenuto di fruttosio, sorbitolo, carboidrati contenenti glutine, e in alcuni casi anche priva di latticini e lieviti, aiuta a ripulire il terreno della matrice extracellulare, spesso intossicato e acidificato, favorendo un graduale recupero della funzionalità metabolica.
Il rapporto con il paziente
Si può concordare con il paziente un periodo adeguato per rivedere completamente l’alimentazione, modulando correttamente i carboidrati e associandoli a proteine di alta qualità e a una varietà di vegetali freschi e di stagione.
Questo approccio non richiede restrizioni caloriche drastiche, ma si basa sulla strategia del piatto tripartito o, dove concordato, del piatto diviso a metà, nei casi in cui si opti per una riduzione più marcata dei carboidrati.
Con il miglioramento dei sintomi, il paziente potrà gradualmente reinserire alcune tipologie di carboidrati sospese, seguendo sempre il principio della rotazione e della varietà.