Ogni anno, quattro volte l’anno, il cambio di stagione influisce inevitabilmente sui ritmi circadiani e sugli ormoni, richiedendo un adattamento all’arrivo della nuova stagione. La sindrome da cambio stagionale può causare fastidi di diversa intensità: in questo articolo vediamo come trattarli, anche attraverso l’alimentazione.
Gli effetti della variazione della luce solare
Uno dei principali cambiamenti che influenzano l’organismo è la variazione della luce solare: aumenta nel passaggio dall’inverno alla primavera e diminuisce dall’estate all’autunno.
Le transizioni tra stagioni simili, come primavera-estate o autunno-inverno, tendono invece a essere meno percepibili. La luce solare incide sul ritmo sonno-veglia, poiché regola la produzione di melatonina, l’ormone responsabile di sincronizzare questo ciclo.
A livello intestinale
Chi soffre di disturbi intestinali legati a un’alterazione della flora batterica (disbiosi) può avvertire un peggioramento più marcato, soprattutto nella qualità e nella quantità del sonno.
Questo perché la produzione intestinale di serotonina, precursore fondamentale della melatonina, è generalmente più bassa in chi ha un equilibrio intestinale compromesso, influenzando così il ritmo sonno-veglia.
Integrazione dei micronutrienti
Un altro aspetto fondamentale riguarda i micronutrienti di cui l’organismo ha maggiore bisogno, come vitamina C, magnesio, selenio, zinco, silicio e le vitamine del gruppo B.
Oltre a un’alimentazione equilibrata, può essere utile un’integrazione mirata, ma solo per un periodo limitato, con l’obiettivo di facilitare la transizione stagionale. Una volta completato l’adattamento, il corpo ritrova naturalmente il suo equilibrio.
Trattare la stanchezza attraverso l’alimentazione
L’ultimo aspetto, ma non meno importante, riguarda la stanchezza, su cui è possibile intervenire attraverso l’alimentazione.
Chi soffre di squilibri nella gestione degli zuccheri, con glicemie reattive caratterizzate da continui sbalzi, può sperimentare un senso di affaticamento amplificato.
A questo si aggiunge l’impatto dell’infiammazione sistemica legata a una disfunzione mitocondriale e allo stress ossidativo, che può causare ulteriore spossatezza e variazioni della pressione.
Tuttavia, questi effetti possono essere mitigati riequilibrando l’apporto calorico, migliorando la distribuzione dei pasti durante la giornata e prestando maggiore attenzione alla qualità del sonno, che può beneficiare di un’ottimizzazione delle abitudini quotidiane.